Ero assorto nei miei pensieri, con lo sguardo perso sul fondo bel bicchiere ormai vuoto, quando nel brusio delle voci intorno a me venni attirato dal racconto di un esploratore dello spazio profondo.
Parlava di un viaggio che lo aveva portato ad una coppia di nebulose particolarmente attraenti.
Così mi avvicinai per saperne di più…è passato troppo tempo dalla mia ultima esplorazione ed il mio DIES ha voglia di partire verso l’ignoto.
Un paio di giorni dopo ero ai comandi del mio fidato ASP EXPLORER e la rotta era tracciata ma ancora approssimativa. Non ero ancora sicuro delle tappe da fare, ma la meta era ormai stabilita: Soul Nebula.
Nello specifico mi avevano parlato di un luogo che aveva rapito i miei pensieri, i Doom Geysers.
La prima tappa fu la Pelican Nebula dove trovai alcuni pianeti su cui atterrare ma nulla di particolarmente interessante…
Una volta ripartito decisi di fare la seconda sosta ad un’altra nebulosa alla quale non ero riuscito ad arrivare in passato: la Elephant Trunk Nebula.
Ero ancora alle prime esperienze e ai tempi avevo deciso, dopo aver visitato la California Nebula, di dirigermi li e nel farlo di provare a “surfare” le Neutron. Non arrivai mai a destinazione. Una Neutron particolarmente euforica aveva avuto la meglio sulla mia inesperienza…
Era questo il motivo della mia tappa alla Elephant. Probabilmente un modo per ricucire una ferita ancora aperta. In ogni caso la visita alla Asteroid Base “Elephant's Trunk Mine” valse la pena.
Poi fu un dritto fino alla Soul Nebula preceduta solo da una fugace passata alla Hearth Nebula.
In questa parte del viaggio trovai qualche Water World degno di nota in cui feci qualche bello screen, ma il meglio doveva ancora arrivare…
All’arrivo alla Soul fece seguito il dock alla sua Asteroid Base “Base Camp”.
Un’altra bella galoppata per DIES vista la sua lontananza dalla stella principale del sistema...come se non fosse già stato abbastanza lungo “il Viaggio”.
Preso il dovuto riposo e fatti i giusti giri di liquori locali decisi di dirigermi alla meta, ed iniziò la ricerca dei geyser.
Una volta trovati mi resi conto che il gioco era valso la candela. Iniziai l’esplorazione con lo Scarab, raccolsi i materiali che prolificavano nella zona e feci qualche screen.
Ma ancora non ero soddisfatto...infatti la vista migliore il sito la dava durante la notte, quando la luce rossa della nebulosa illuminava i fiotti dei geyser, dandogli il nome: “Doom”
Decisi allora di aspettare con pazienza il momento giusto…
L’attesa fu snervante, inutile dire o pensare il contrario. Mi permise però di riflettere su tante cose e pian piano mi sembrò di essere in un eremo a meditare sulla vita, sulle mie azioni e su cosa stavo facendo e come lo facevo.
Prima di questa avventura avevo partecipato alla mia prima guerra con la DVC per la conquista di un sistema impronunciabile e del quale non avevo mai sentito parlare. E fare la guerra ti segna,l’ho sentito dire molte volte ma viverlo come sempre è un’altra storia…
I pensieri si sono fatti neri e quando finalmente i geyser da normale sono diventati rossi, in me si è fatto ancor più vivo il ricordo cruento della guerra.
Una guerra in cui ho fatto il soldato senza chiedermi se fosse giusta o sbagliata, se ci fosse un buon motivo per farla.
Ma nessuna guerra è giusta o sbagliata…l’unica cosa che conta davvero è essere convinti di essere dalla parte giusta. Quel posto in cui ero arrivato, in quel momento e ed in quella situazione mi ha dato ancor più convinzione nella DVC.
Vuoi la suggestione dello spettacolo incredibile dei Doom Geysers, vuoi la mia situazione emotiva travagliata, vuoi il troppo alcol nelle vene, mi sentivo davvero in una situazione mistica e mi sono “svegliato” non so dopo quante ore.
Era arrivato il momento di tornare a casa, di tornare a Wolf 1230 a Guidoni Dock.
Nel viaggio di ritorno mi arrivarono dispacci di un’altra guerra in corso per la quale arrivai troppo tardi…pazienza sarà per la prossima, la corporazione è forte e lo sarà sempre più grazie ai nostri comandanti ed ammiragli che ci fanno stare tutti coesi verso l’obiettivo.
L’obiettivo è li stagliato davanti a tutti noi, difficile, ambizioso ma pian piano sempre più vicino.
Per Aspera ad Astra
07 Cmdr Kobeporto
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