Messaggioda Feudaltuna » lunedì 25 settembre 2017, 15:14
[Registrazione vocale aperta, stand by per registrazione]
Il doppio beep del computer di bordo conferma l’apertura del nuovo log di file.
“Classificazione delta-omega-sette-due-cinque”, scandisco – per quanto possa servire rispetto a quello che sto cercando di documentare – per richiedere di criptare quanto segue.
[File criptato, autorizzazione a procedere]
risponde il computer con la sua voce maschile. “Devo ricordarmi di modificare la voce in qualcosa di più piacevole”, dico come nota a margine in forse quella che è la mia registrazione più importante da quando volo a fianco della Da Vinci corporation.
D’altronde il tempo a disposizione mi permette “distrazioni”. La rotta di andata e ritorno da Mora verso il quartier generale della Farseer per cercare di rendere più performante il mio FDL, denominato “Duckshund” mi concede, tra un’interdizione e un’altra (sto ancora pagando il prezzo del mio pledge alla Duval), di concentrarmi su quello che mi assilla maggiormente in questi giorni: riuscire a comprendere cosa stia accadendo di “grosso” nei sistemi confinanti al nostro.
“È un duro lavoro ma qualcosa dovrà uscirne”. Continuo a parlare tra me e me anche se so che il tutto rientrerà nella registrazione criptata che ho approntato. Sullo schermo principale del computer appaiono numerosi script di documenti faticosamente intercettati e che faticosamente proprio il computer sta cercando di rendere chiari attraverso un algoritmo che me li riproponga in ordine cronologico. La plancia di comando è disseminata di micro-pad dati: “Accidenti – esclamo in un momento di sconforto mentre salto in un altro sistema indicato come ostile – anche tutti questi file dovranno essere elaborati dal computer”. Rimugino, sovrappongo date, nomi, documenti parziali e corrotti… Succedono queste cose quando si prova a reperire informazioni di intelligence: “Ma farti i cazzi tuoi? – prorompo in una esclamazione degna della poca aplomb che mi è rimasta mentre siamo solo a un terzo dei salti per la mia destinazione – già ci si mette la mia nave tartaruga rispetto all’explorer. E intanto tu ficchi il naso anche dove non dovresti!”.
Analizzo ancora i dati, cerco di trarne spunti, conclusioni, il mio cervello è caldo nemmeno fosse il mio fuel scoop alle prese con il rifornimento su una nana bianca di classe K.
“Ventinove sistemi controllati, presente in 33 – snocciolo dati nemmeno fossi un contabile – 49 stazioni controllate, home system a Wolf 1230”. E via con altri numeri… Quanti piloti, quante navi, alleanze… “Una corporazione di questo tipo – ragiono – non si crea e non si espande dal nulla”. E non acquisisce sistemi solo con azioni di guerra, per quanto importanti. L’adagio si conosce: “Non c’è guerra senza azioni di spionaggio”.
E torniamo al punto di origine. “C’è troppo fibrillazione: gli ordini cambiano di continuo, guerre che scoppiano, sistemi da pattugliare, nemici invisibili ai sensori ma che ci ostacolano”, serve chiarezza. Chiarezza per me stesso, chiarezza per capire quanto ancora mi sfugge. La divisione di intelligence della Da Vinci non si nasconde come sede distaccata delle operazioni speciali, ma sicuramente nasconde bene le sue tracce. I log sono frammentari, classificati, di difficile accesso: “Eccone un altro – ‘First diplomatic contact’ – esclamo – due anni fa da adesso, firmato [classified] DaVinci strategic Executive office”. Preistoria della fazione: dal documento si evince che la DaVinci non era ancora indipendente, ma controllava alcuni sistemi per la fazione [classified]. Il log si riferisce a un contatto diplomatico con un’altra fazione, la Hu.. [classified], viene chiesto un atto di non belligeranza reciproco e di non considerare eventuali navi della DVC come potenziali nemiche seppur alleate con qualche power play non in linea con il credo della fazione a cui si chiede conto. “Interessante – mormoro ancora – diplomazia di facciata e attività di sabotaggio allo stesso tempo”. Dopotutto sono riuscito a entrare in possesso di frammenti di comunicazioni con i vertici, attuali questa volta. Si citano incursioni, atti ostili all’etica dominante nei sistemi, destabilizzazioni in corso”. Sottili trame degne di una spy story ben più profonda rispetto a semplici “atti diplomatici”. Se la DVSeo si nasconde bene, sono i log delle fazioni nemiche a parlare: è sempre di due anni fa un log parzialmente decriptato o corrotto in cui si evince di come nel sistema Anandini ci fossero grossi guai con la DVC. “Keep pushing to counter last minute sniping by DaVinci Corp”: non credo serva il disegnino con la spiegazione.
[Warning, heat temperature critical]
Un allarme sonoro mi distoglie per un attimo dalla ricerca. Il tempo di una repentina cabrata e il mio Duckshund è tornato fresco come una luna ghiacciata di Giove.
“Chiamata alle armi – leggo da un altro log, sempre vecchio di due anni – al uto [classified] pilots sono richiesti per controbilanciare l’espansione di [classified name] DVC corp”. E il sistema che ricorre è ancora quello di Anandini.
Sono altri i log che permettono di comprendere come, in talune occasioni, la DVC abbia agito in un modo, ma parlato in un altro: “Mostriamo alla DVC che non tolleriamo tattiche di estorsione”. “Sono con voi, ora che ho visto il loro vero colore”. Diamine, vero colore: volta gabbana? O più semplicemente fini operazioni diplomatiche di facciata con grande dispendio di risorse di intelligence dietro? “Propendo per la seconda”, mi rispondo da solo mentre sono a metà del mio viaggio verso Deciat.
E il canale diplomatico? Oh, esiste, eccome se esiste, ma non riesco ad accedervi: si trova in una sottosezione del mainframe della DVC ad accesso regolamentato… Nemmeno a dirlo: non ho le autorizzazioni necessarie. “… Denied, access denied”, ci provo anche ora, ma niente da fare: la voce gracchiante del mio computer di bordo ammonisce quanto basta per non andare oltre.
I log citano anche un Da Vinci Safe Space. Il DSS altro non è che una zona di volo libero a patto di non offendere con azioni contrarie la DVC. La DSS sarebbe il frutto di un accordo di pace contro potenze di powerplay. Il messaggio è contenuto in un’altra missiva diplomatica, più recente questa volta e rivolta a tutti i CMDR in ascolto. È firmata [classified], diplomatic admiral of DaVinci Strategic Executive office. Seguono svariati messaggi diplomatici da parte di fazioni avversarie.
La tecnica, azzardo, mi pare assodata: bastone e carota, e ancora bastone e carota. Alcune fazioni sono diventate alleate dopo aver subìto batoste imbarazzanti in guerra. Altre hanno ceduto dietro a “pressioni” non proprio diplomatiche. “Così si crea un territorio esteso, cazzo!”. Sbotto così, in parte ammirato in parte impaurito dalla potenza di fuoco silente della corporazione a cui sono legato. Divide et impera, diceva un antico adagio terrestre. “E fallo in silenzio”, aggiungo io.
E non è solo questo: alcuni log parlano di test avanzati su armamenti “tritura cazzi”, altri di ricognizioni esplorative verso specie aliene non ancora meglio identificate ma i cui echi recenti si sentono nei rapporti planetari Galnet.
Proseguo il mio viaggio, atterro a Deciat ma la mia mente è ancora scossa da quanto sentito… “È solo la punta dell’iceberg” mi dico prima di chiudere la trasmissione.
Non c'è niente di misterioso per un marinaio se non il mare stesso, che è padrone della sua esistenza e imperscrutabile come il destino